Che desideri? Che cosa ti muove? Sono domande semplici e vertiginose insieme. In una società che ci vuole sempre uguali, omologati e prevedibili, desiderare diventa un atto rivoluzionario. Rilke ci ricorda: “Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore”. Desiderare significa aprirsi al mondo, accogliere ciò che viene, anche se spaventa. È già un’esperienza, forse l’unica che ci rende vivi. Il terzo giorno dell’Hyle Book Festival è stato un invito a ritrovare il valore del desiderio, a trasformarlo in rito collettivo, in simbolo, in atto comunitario
La giornata di domenica 24 agosto si è aperta nel segno dei bambini, custodi di un linguaggio che gli adulti troppo spesso dimenticano. Con Ramificazioni Plastique, la Company Aiello ha messo in scena uno spettacolo di teatro di figura ispirato a Leonardo da Vinci e Bruno Munari. Al centro, l’albero: simbolo di vita, di radici comuni, di futuro possibile. Ogni bambino ha costruito il proprio “Albero di Pace che Cammina”, arricchito da parole poetiche e accompagnato dalle improvvisazioni della violoncellista Rachel Icenogle. Alla fine, gli alberi si sono uniti in un unico rito collettivo: un bosco di fratellanza e armonia, fragile e potente, capace di ricordarci che siamo tutti rami dello stesso albero.
Alle 11:00 il festival si è spostato nel cuore del Centro Natura con un percorso itinerante guidato dal Teatro del Carro. I luoghi che vorrei è stato un viaggio attraverso le parole di grandi autori calabresi – da Alvaro a Repaci – che hanno restituito al pubblico la voce della terra, i paesaggi, la memoria. Tra sogni e realtà, il percorso ha toccato i temi più universali: la famiglia, la comunità, l’ambiente, il senso stesso di appartenenza. È stato un invito a guardarsi intorno e a chiedersi: quali sono i luoghi che viviamo, e quali quelli che ancora desideriamo?
Nel pomeriggio, Peppe Millanta ha portato in scena la sua scrittura sospesa tra reale e immaginario. Con Il pescatore di stelle, La rotta delle nuvole e Vinpeel degli orizzonti, ha mostrato come i sogni possano diventare bussola, direzione, possibilità. Le sue parole hanno aperto una finestra su mondi in cui la meraviglia abita nei gesti quotidiani e la speranza nasce dal coraggio di guardare oltre ciò che appare. In dialogo con Cristina Mustari, Millanta ha invitato a camminare con lo sguardo rivolto in alto: è lì che i desideri si intrecciano alle storie e diventano futuro.
Alle 18:30, il palco ha accolto Massimo Polidoro con una lectio magistralis che è stata insieme riflessione e omaggio. Un senso di meraviglia ha ripercorso l’eredità intellettuale di Piero Angela, un maestro capace di trasmettere la curiosità come metodo di vita. Dalle conversazioni con Angela è nato La meraviglia del tutto, libro che custodisce lo sguardo di chi ha saputo leggere il mondo con rigore scientifico senza mai perdere l’umiltà e la passione. Polidoro ha ricordato che solo chi conserva il senso della meraviglia può comprendere, crescere, cambiare.
La serata si è chiusa con un concerto narrativo intenso e suggestivo. La Compagnia della Sardegna Casa di Suoni e Racconti ha portato sul palco Accabadora di Michela Murgia, romanzo Premio Campiello che scava nell’enigma della vita e del suo compiersi. Musica e parole hanno guidato il pubblico tra dolore e grazia, tra il peso della fine e la luce di un nuovo inizio. Come suggerisce il titolo – “accabadora”, colei che mette fine – la narrazione ha toccato i confini estremi dell’esistenza, aprendoli però a nuove possibilità. Perché oltre l’ombra, c’è sempre un’altra vita che attende.
Il terzo giorno dell’Hyle Book Festival è stato un rito collettivo di desideri e domande. Ci ha ricordato che il vero movimento nasce dal dentro, da ciò che desideriamo, e che la letteratura può trasformare quel desiderio in una forma di resistenza e di speranza condivisa.
Ci sarà tempo per raccontare cos’è stata questa edizione di HBF 2025: per adesso, lasciamoci cullare dalle immagini.
Scatti di Mario Amelio



