Turbare una stella
di Francesco Bevilacqua
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“Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella”: è la frase completa, attribuita a Galileo Galilei, che dà origine al titolo di questo libro.
Un libro che prova a raccontare l’amore contrastato fra spirito e materia non con la freddezza del saggio, ma con il calore della narrativa: un alternarsi di “storie” (le tappe dello svolgersi di quella relazione nei secoli) e di “cammini” (i reportage dei viaggi a piedi dell’autore alla ricerca della propria interiorità, prima ancora che della bellezza della natura-materia).
Il tutto intriso di lieve erotismo. Come per testimoniare dell’incontro fra due amanti, a volte avvinti l’un l’altro, più spesso crudelmente separati.
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Francesco Bevilacqua
Francesco Bevilacqua si definisce cercatore di luoghi perduti. Quando qualcuno gli chiede cosa fa nella vita risponde: “curo una malattia epidemica in Calabria, l’amnesia dei luoghi, che produce nella gente uno stato di coma neurovegetativo topografico. Per guarire dal quale promuovo cliniche dei risvegli e prescrivo come cura l’omeopatia del brutto e l’oikofilia.
Tutto con metodi naturali: cammini, libri, foto, filmati, narrazioni”. Descrive il suo modo di viaggiare come stanzialità errante, i cui mezzi sono le gambe e l’istinto, affinati dall’esperienza della natura e della montagna, dallo studio e dalla lettura. Sui temi dedicati alla riscoperta dei parchi, del viaggio, del paesaggio, delle bellezze naturali calabresi e sulla loro percezione in narratori e viaggiatori ha scritto quindici libri. Altri tre li ha dedicati al rapporto tra uomo e natura. Un altro è un compendio ragionato di commenti a 100 libri per comprendere la Calabria, tra letteratura, storia, geografia, scienze sociali. Turbare una stella è edito da Rubbettino.