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Ail, ile, ule. Il festival è stato chiamato con diversi nomi, ma soltanto uno è quello giusto. Quale?

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Hylas and the Nymphs, John William Waterhouse
1896, Manchester Art Gallery

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Il festival prende il nome dall’etimologia della parola Sila, che proviene dal greco ὕλη – hyle (pronuncia /ule/): una parola bellissima, che nell’antichità aveva il significato di “materia”, “essenza”, e che presto fu utilizzata anche in filosofia da diversi pensatori greci, tra cui Aristotele.

Furono proprio i greci che, quando arrivarono in Sila, alla vista dei suoi boschi rigogliosi, iniziarono a usare il termine per indicare la materia di cui era fatta quella zona, il legno.

Con l’arrivo dei latini, la pronuncia cambiò e diventò /ile/. La u si trasformò in i e dal nome “hyle” arrivò il termine “Silva”, con il significato di “foresta”, “bosco” e che divenne presto “Sila”.

Anche Leopardi, nel suo Zibaldone, parla della trasformazione di /ule/ in /ile/, con aspirazione, e del doppio significato di “materia” e “foresta”.

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Giacomo Leopardi, Zibaldone

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Il termine, è anche l’origine del nome Ila, eroe della mitologia greca. Eracle se ne innamorò e insieme si imbarcarono con Giasone e gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro. Nel corso di una sosta, però, Ila, mandato ad attingere l’acqua alla fonte Pege, incontrò la ninfa Driope e le sorelle, che si innamorarono del giovane e lo condussero in una grotta sott’acqua. 

Quindi: non “ule”, e non la pronuncia inglese “ail”. Il vero nome del festival è /ile/, hyle, la pronuncia più vicina a come oggi chiamiamo la nostra meravigliosa Sila.

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Il rapimento di Ila, dalla Basilica di Giunio Basso
Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo